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PARTITO SOCIALDEMOCRATICO TEDESCO
(Sozialistische Partei Deutschlands, Spd). Nacque nel congresso di Gotha (1875) dalla fusione tra l'Associazione generale degli operai tedeschi (fondata nel 1863 e ispirata alle idee moderate di F. Lassalle) e il Partito socialdemocratico dei lavoratori (sorto nel 1868 e di più stretto rigore marxista). Criticato da Marx, il compromesso consentì la crescita elettorale della Spd, che nel 1890 ottenne la maggioranza relativa al Reichstag e che (accolto in pieno il marxismo nel programma di Erfurt del 1891) fu un modello per i socialisti europei fino allo scoppio della Prima guerra mondiale (1914). Le divergenze tra l'ala "destra" fautrice del revisionismo, il centro ortodosso di K. Kautsky e l'estrema sinistra di K. Liebknecht e R. Luxemburg (poi fondatori del Partito comunista tedesco nel 1918), si acuirono dopo il conflitto e la rivoluzione russa (1917). Negli anni di Weimar la Spd mantenne posizioni moderate e fu spesso al governo. Sciolta dal nazionalsocialismo (1933), si ricostituì nel 1946. Nel congresso di Bad Godesberg (1958) abbandonò il marxismo. Tra 1966 e 1969 (nella "grande coalizione" con i partiti cristiano-democratico e cristiano-sociale) la Spd assunse la guida del governo, conservata poi, in alleanza con i liberali, fino al 1982, accentuando i propri tratti riformistici. Rimasta all'opposizione per sedici anni, solo nel 1998 riuscì a riprendere la guida del governo, alla testa di una coalizione con i Verdi e presentando come candidato alla cancelleria il moderato Gehrard Schroeder, fautore di una politica di Neue Mitte (Nuovo Centro).
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